Ormai anche per quest’anno è arrivato l’autunno e, con questo, il classico appuntamento con Andrea per l’ultima via di roccia della stagione. Non può però essere una via di roccia qualsiasi, ma deve rispondere a parametri ben precisi: lunga, maestosa, poco frequentata, avventurosa, affascinante, estetica e chi più ne ha più ne metta! Non è propriamente facile trovare qualcosa che soddisfi contemporaneamente tutti questi parametri, considerando anche che la stagione è ormai avanzata, le ore di luce non sono molte e che conviene scegliere dei versanti assolati su cui arrampicare. Gironzolando in internet, Andrea scova questa semisconosciuta via del Pilastro alla Croda dei Toni, aperta da Kruttner e Pehan nel luglio 1933 che ne solca la parete ovest lungo, appunto, l’evidente pilastro. Non sono poi molte le informazioni che riusciamo a recuperare: un abbozzo di tracciato e una scarna relazione testuale che condensa in poche righe circa 550 mt di dislivello di via e che, tra l’altro, non sembra neanche combaciare con lo schizzo.
E’ così che alla luce delle frontali lasciamo il tepore della nostra macchina parcheggiata al rifugio Auronzo e ci avviamo speditamente verso la forcella Croda dei Toni, attraverso il rifugio Lavaredo, i Laghi di Cengia e il passo del Collerena. Partiamo così con una sola certezza: sarà una giornata all’insegna dell’avventura!
rifugio Auronzo – forcella Collerana – attacco
È così che alla luce delle frontali lasciamo il tepore della nostra macchina parcheggiata al rifugio Auronzo e ci avviamo speditamente verso la forcella Croda dei Toni, attraverso il rifugio Lavaredo, i Laghi di Cengia e il passo del Collerena. Partiamo così con una sola certezza: sarà una giornata all’insegna dell’avventura!
I primi bagliori non tardano ad arrivare, permettendoci di godere di un’alba mozzafiato sulle Tre Cime di Lavaredo, i Cadini di Misurina e il Cristallo! Più volte ci fermiamo per ammirare e fotografare questo immenso regalo della natura! Arriviamo così alla forcella Croda dei Toni e ci incamminiamo verso il sentiero che conduce al bivacco dei Toni, non prima di aver scattato alcune preziosissime foto della parete. Dopo pochi passi siamo al bivio da cui parte l’avvicinamento alla via normale.
Tralasciamo la cengia di attacco della via normale della Croda dei Toni per spostarci tutto a sinistra (faccia a monte) alla ricerca di un “canalone rossastro di roccia marcia” che, come scritto nella relazione, segna l’attacco della via. Ovviamente di ometti neanche l’ombra. Arriviamo ad un canale che mi sembra possa essere giusto e alla fatidica domanda di Andrea “ma dici che attacchi qua la via?” rispondo “Boh, penso di sì, ma non ne sono sicuro. Andiamo a vedere!” Inutile dire che questo sarà il motto di tutta la giornata!
Velocemente ci prepariamo, tra dubbi e certezze.
La via Kruttner-Pehan alla Croda dei Toni
Attacco il breve camino di roccia rossastra, che ci porta in prossimità del camino di una caratteristica lama gigantesca a forma di orecchia di elefante.
Cominciamo a salire la sua parete di sinistra, che presenta passaggi fino al IV grado con roccia non solidissima. E’ necessario stare molto concentrati.
Ad una biforcazione tralasciamo il canale precedente e seguiamo quello alla sua sinistra che scaliamo su difficoltà minori (III) e qualche passaggio più impegnativo. Raggiungiamo così una prima grande cengia. Lo schizzo sembrerebbe indicare di andare a destra, ma è evidentemente troppo difficile. Andiamo quindi a sinistra verso un gran canalone che mi sembra logico seguire.
Appena lo raggiungiamo il mio viso si illumina con un sorriso ancora più grande di quello che ho già stampato in volto: il canale è facile e ci permette di raggiungere un’altra grande cengia a circa un terzo di parete. Velocemente lo saliamo.
La roccia iniziale abbastanza brutta lascia ora spazio ad una roccia molto più bella, in cui è veramente divertente arrampicare. Le difficoltà sono costanti sul II-III grado. Raggiunta la cengia, attraversiamo verso destra sotto ad un ripido muro verticale, così da aggirarlo. Risaliamo faticosamente un canalino, da qui un’altra paretina non molto difficile (III) e siamo sulla caratteristica cengia di metà parete. Siamo veramente veloci. Rileggo la relazione, che parla di un tiro di V grado. Riesco ad orientarmi molto bene nella parete e so esattamente dove siamo rispetto la foto scattata alla mattina ma non riesco a ritrovarmi molto nella relazione, complice a mio avviso qualche errore destra-sinistra della stessa.
Siamo sulla grande cengia mediana e abbiamo davanti a noi una parete molto verticale.
I camini che vedevo dal basso sulla destra sono troppo a destra. Sicuramente la via non sale di là. Non riesco neanche a capire se possano essere comunque utilizzati per proseguire in quanto sembra che sbuchino su una parete troppo dfficile. Attraversiamo lungamente a sinistra, verso uno spuntone. Oltre la forcelletta che lo divide dalla parete è impossibile proseguire. Sopra di noi si innalza una parete verticale e compatta, a parte uno stretto camino.
Mi avvio verso la parete, in direzione del piccolo camino. Pochi metri sopra di me scorgo (finalmente!) un ometto e qualche metro sopra anche un chiodo! Siamo sulla strada giusta! Andrea mi raggiunge. Parto quindi per il tiro chiave. Sono circa 10/15 mt, prima in placca e poi in camino sul V grado. La roccia è abbastanza buona, ma bisogna prestare attenzione a causa dei pochi passaggi. Appena il terreno perde di verticalità mi fermo ad attrezzare una solida sosta su due friend.
Intanto mi guardo in giro e sulla destra vedo un invitante canale. Sicuramente si sale di là. Andrea mi raggiunge e con un altro tiro in traverso, non difficile ma esposto, raggiungo la base del camino. Lo scalo su dell’ottima e divertente roccia fino ad arrivare ad un altro canale. Qui la roccia è meno bella ed il camino è più stretto e più umido. Strusciando lungo le sue pareti sbuchiamo su un’altra cengia, ormai vicini alla cima del pilastro. Seguiamo ora una serie di paretine verso sinistra che ci portano a raggiungere il filo dello spigolo. Un ometto ci avvisa che qualcuno è passato di qui.
Secondo i miei calcoli dovremmo essere quasi arrivati in cima. Raggiungiamo rapidamente la cima del pilastro dove, però, la situazione è poco chiara. Una parete molto verticale ci si para davanti. E se avessimo sbagliato a seguire l’ultimo spigolo? Siamo immersi nelle nuvole e questo non agevola di certo la situazione… Per fortuna si apre un breve spiraglio e, sulla destra, vediamo il ripido canalone nevoso di cui parla la relazione. La situazione è però cambiata: la neve perenne ormai non esiste più ed ora è solo un canalone molto ripido con terra pressata e rocce levigate. Chiazze di neve dura, residuo delle ultime nevicate in quota, non agevolano la situazione. Alla sua base passa una larga cengia che potrebbe essere quella della via normale. Proviamo a leggere la relazione ma non ci dà alcuna informazione utile. Troppo scarna. Guardiamo lo schizzo ma anche questo non ci aiuta: il punto da cui è stato preso non rivela affatto la complessità di questo tratto di parete e indica un percorso che non è possibile seguire. Non abbiamo altre opzioni se non dirigerci verso l’imbocco del canale e la cengia.
Discesa lungo la va normale alla Croda dei Toni
Il terreno è complesso e pieno di sassi instabili e necessita ancora di massima concentrazione. Non possiamo ancora rilassarci. Verso metà dscesa, il nodo di giunzione delle due corde decide di incastrarsi… proprio in quella doppia in cui recuperi le corde in una posizione decisamente scomoda… proprio quando sei sopra un bel salto verticale senza possibilità di assicurarti… Provo a disincastrare la corda, ma non ne vuole sapere. Scruto la parete verso sinistra e noto un sistema di cengie e paretine che sale verso destra, in direzione della sosta. Non ho altra scelta se non tentare di salire di là. Supero una parte ripida e decisamente bagnata, poi attraverso decisamente verso destra. Il timore iniziale lascia pian piano spazio alla certezza che in qualche modo arriverò alle corde. Superato un ultimo breve spigoletto, raggiungo la sosta, sistemo le corde e scendo da Andrea che intanto mi ha aspettato. Ci rileghiamo e continuiamo la discesa. Parti di facili trasferimenti su cenge si alternano a paretine da scalare in discesa.
La tensione comincia a stemperarsi… Con passo veloce arriviamo in forcella. Guardo l’ora. Anche se abbiamo perso una mezz’oretta a causa della corda incastrata siamo stati veloci anche in discesa. Ora possiamo riposarci ed ammirare il panorama, dato che le nuvole hanno di nuovo lasciato spazio al sereno.
Decisamente felici ed appagati ci riavviamo verso la macchina lungo la strada del ritorno, mentre si avvicina l’ora del tramonto. Ce lo gusteremo tutto mentre siamo ancora in cammino, progettando già le prossime uscite!
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