È una splendida mattina di Agosto quando mi trovo con Federica, Francesca, Massimiliano, Nicola e la giovanissima Elena a bere il caffè al rifugio Castiglioni alla Marmolada. Oggi il programma è percorrere la stupenda ferrata delle Trincee al Padon, che percorre la cresta della Cima Mesola, nell’omonimo gruppo montuoso del Padon.
La ferrata rientra sicuramente tra le più belle e panoramiche vie ferrate di tutte le Dolomiti. Non è adatta a chi si avvicina al mondo delle ferrate per la prima volta ma è di sicuro un must-have per gli appassionati di questo genere di avventure. Oltre che tecnica è anche lunga, ed è quindi riservata a persone ben allenate.
Un’altra particolarità che rende la Via Ferrata delle Trincee molto interessante è rappresentata dalla tipologia di roccia con cui è formata la catena del Padon. Non è Dolomia e neanche calcare, le tipiche rocce con cui sono formate le Dolomiti. È invece una roccia di origine vulcanica, espressione della complessa storia geologica che ha dato vita alle Dolomiti. La particolare geologia di queste stupende montagne, decisamente unica in tutto il mondo, è una tra le argomentazioni che hanno permesso ai Monti Pallidi (così sono anche chiamate le Dolomiti) di essere riconosciute dall’ UNESCO come Patrimonio Naturale dell’Umanità.
Non siamo però qui per parlare di Monti Pallidi, geologia, Dolomia, etc. Siamo qui per percorrere una ferrata! Indossate lo zaino e allacciatevi bene gli scarponi. Si parte!
Dal Passo Fedaia al rifugio Luigi Gorza
Riprendiamo quindi dal caffè che stavo bevendo con i miei compagni al rifugio Castiglioni…
Terminato il caffè e dopo le attività di rito (verifica del materiale personale, consegna del materiale mancante, etc) ci incamminiamo lungo il sentiero 698 che unisce il rifugio Castiglioni a Porta Vescovo, punto di arrivo della funivia e dell’ovovia che partono da Arabba.
Il cielo è terso e l’aria frizzante dell’alta quota ci ossigena i polmoni. La prima parte di salita è abbastanza ripida, ma con un gruppo così simpatico motivo la fatica quasi non si sente. Il procedere lento ci permette di ammirare appieno il paesaggio circostante e lo stupendo ghiacciaio della Marmolada, che ci farà compagnia per tutta la giornata.
Tra chiacchere e risate quasi non mi accorgo di essere ormai in prossimità del rifugio Luigi Gorza. Al posto di raggiungere il rifugio, attraversiamo verso destra: il caffè lo abbiamo già bevuto al passo Fedaia e abbiamo davanti una lunga giornata: meglio risparmiare un po’ di tempo! Seguendo un sentiero in falso piano arriviamo all’attacco della ferrata.
La ferrata delle Trincee al Padon è una ferrata molto bella ed ambita e, seppur siamo partiti presto, troviamo già delle persone impegnate nella prima parte, quella più verticale e difficile. “Poco male” penso tra me e me “è ancora presto e abbiamo tutta la giornata davanti”. Dopo esserci preparati con calma, sfrutto il tempo di attesa per spiegare ai miei compagni alcuni consigli e trucchetti per la progressione in ferrata.
La ferrata delle Trincee alla Mesola (gruppo del Padon – Marmolada)
La prima parte della ferrata è la parte sicuramente più impegnativa dal punto di viste tecnico e fisico. Bisogna arrampicare per circa una cinquantina di metri una ripida parete rocciosa. Gli appigli ed appoggi sono scarsi ed in vari punti bisogna salire issandosi con la forza delle braccia sul cavo di acciaio. Dopo aver indossato imbrago e casco ed esserci legati con la corda siamo pronti a partire.
Un misto di eccitazione e paura pervade i miei compagni. Elena è una ragazzina giovane ma già con qualche esperienza di ferrate. Federica e Francesca sono alla loro prima esperienza. Nicola e Massimiliano sono invece i più esperti.
Comincio a salire lungo la prima parte di ferrata, mantenendo il più possibile la corda tesa tra me e i miei compagni di avventura. La Elena, anche se giovane, sfodera una grinta da leone e mi segue senza battere ciglio. Anche il resto della compagnia prosegue senza intoppi. Solo ogni tanto sento qualche sbuffo, assolutamente normale. Ma più degli sbuffi, sento chiacchiere e risate. Il morale è veramente alto e ci stiamo divertendo un sacco. Di tanto in tanto mi fermo per agevolare la salita dei miei compagni, aiutandoli con la corda che ci unisce. Con la scusa di fare le foto, ci fermiamo anche a tirare il fiato e ad ammirare il panorama che ci circonda.
Dopo la prima parte verticale, molto continua, la parete si abbatte un po’ e tratti più verticali si alternano a zone più appoggiate. Ormai le difficoltà tecniche maggiori le abbiamo superate, anche se non mancheranno qua e là altri passaggi molto suggestivi ed interessanti. In alcuni punti l’esposizione è veramente forte: le emozioni non mancano lungo questa ferrata! Procediamo seguendo sempre il cavo di acciaio della via ferrata fino ad arrivare alla cresta della Mesola. Ormai il dislivello maggiore lo abbiamo superato e progrediamo quasi in orizzontale. Le difficoltà sono decisamente calate in questa parte, ma lo spettacolo che ci attornia è una cosa spettacolare. Alcuni brevi traversate sono assolutamente uniche e fotogeniche!
Proseguiamo lungo la ferrata fino ad arrivare ad un caratteristico ponticello sospeso nel vuoto, dove ci fermiamo per un piccolo spuntino. Il morale è sempre alle stelle!
Brevi parti più verticali si alternano continuamente a parti più facili fino ad arrivare in cima alla cima della Mesola, il punto più alto della nostra escursione. Una vista spettacolare su tutte le Dolomiti si apre davanti a noi: vediamo ora non solo il Ghiacciaio della Marmolada, ma anche il Sella, le Tofane, l’Antelao e il Pelmo ed un numero infinito di cime. È veramente impossibile nominarle tutte! Non occorre neanche dire che ci stiamo divertendo un sacco! Una ultima discesa ci deposita al termine della prima parte della ferrata.
Proseguiamo brevemente a piedi, poi iniziamo la seconda parte della ferrata. Questa tratto è decisamente diverso da quello precedente: le difficoltà tecniche sono molto inferiori, a parte qualche breve passaggio tecnico ed esposto, ma ha una notevole rilevanza storica. Ripercorre infatti numerose trincee e cenge utilizzate dai soldati durante la Prima Guerra Mondiale. Nella prima parte si tratta di trincee austriache, mentre verso il termine della ferrata, presso la Mesolina, si erano attestate le truppe italiane. Anche se relativamente facile, sono ormai varie ore che camminiamo e la fatica comincia a farci sentire.
Proseguiamo lungo il percorso. Dei tratti di camminata si alternano a tratti rocciosi più o meno lunghi, attrezzati sempre con cavo metallico ma mai molto difficili. Il cavo è più un corrimano. Seguiamo un canale attrezzato, poi un cavo che ci deposita dentro una breve galleria che attraversa la cresta. L’uscita dal lato opposto è spettacolare.
Una ultima parete verticale, un traverso esposto e una breve discesa sono le ultime difficoltà e ci depositano presso l’ingresso dell’ultima galleria. Ormai il bivacco Bontadini è sempre più vicino e, con esso, aumenta sempre di più la voglia di una birra fresca! La fatica si fa decisamente sentire, ma il morale rimane altro. D’altronde non potrebbe essere differente visto l’ambiente ed in panorama che ci circonda!
Attraversiamo tutta la lunga galleria alla luce dei nostri telefoni. All’uscita ci aspetta, finalmente, il bivacco Bontadini, che segna la fine della Ferrata delle Trincee al Padon.
Bivacco Bontadini – rifugio Passo Padon – passo Fedaia
Raggiungiamo il rifugio Padon dopo una quindicina di minuti e ci fermiamo per una meritata pausa: una birra fresca è quello che ci vuole per suggellare questa giornata di divertimento, fatica, soddisfazione, nuove amicizie!
Con il cuore pieno di emozioni ed il sorriso stampato in faccia (assieme ad un po’ di fatica… ) imbocchiamo infine il sentiero 699 che dal rifugio Passo Padon ci conduce al passo Fedaia, dove la mattina avevamo lasciato la seconda macchina.
Ormai la nostra escursione volge al termine, ma di sicuro non ce ne dimenticheremo tanto facilmente!
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