Ormai si sta avvicinando l’inverno e, come ogni anno, la voglia di togliere la ruggine dalle picozze e dai ramponi è tanta. Viste le condizioni ottime del Monte Nero di Presanella decidiamo di andare a ripetere la via Clean Climb, una via di media difficoltà posta all’estrema sinistra della parete settentrionale del Monte Nero.
La salita al rifugio Segantini
Quando arriviamo al rifugio Nambrone con la macchina notiamo che la strada che porta a Malga Amola è bloccata da un bel divieto di accesso che impedisce di proseguire. Decidiamo diligentemente di parcheggiare qui la macchina, sorbendoci tutta la salita fino a Malga Amola prima (circa 700mt di dislivello per oltre 1,5 ore di cammino) ed il successivo tratto fino al rifugio Segantini (altri 300mt che si superano in circa un’oretta). Arriviamo al rifugio che è da poco calato il buio e ci prepariamo a passare la notte.
Raccogliamo l’acqua, ceniamo, prepariamo gli zaini per il giorno successivo e siamo già a letto.
L’avvicinamento alla parete nord del Monte Nero di Presanella
L’indomani alla luce delle frontali ci avviamo verso l’attacco, risalendo lungo la vedretta d’Amola e la Bocca d’Amola. La traccia è ben battuta e ci permette di camminare velocemente. Arrivati sotto alla direttiva del couloir dell’H tagliamo decisamente verso sinistra. Salutiamo gli amici Francesco Rigon e Santi Pardos, che andranno ad aprire una via nuova sul Monte Nero di Presanella. Nascerà così ILLOGIKA (560mt, M5 AI4+, III). Chapeau!
La salita della via Clean Climb al Monte Nero di Presanella
Dopo due orette arriviamo all’attacco. Soliti preparativi di rito e sono pronto per infiggere per la prima volta della stagione le mie piccozze ed i miei ramponi nel ghiaccio! “Chissà se mi ricordo come si fa” dico scherzosamente tra me e me. Il primo tiro non è molto lungo (circa 20mt) ma qualche passaggio su ghiaccio sottile ed un po’ di roccia rende la salita frizzante. Mi ci vuole un attimo per riprendere confidenza con gli attrezzi, ma dopo pochi metri mi sto già divertendo come un riccio. Lo scorso anno avevo inaugurato la stagione delle piccozze salendo la via Vazzoler al Cimon di Palantina. Ormai direi che è tradizione cominciare la stagione invernale dell’arrampicata su ghiaccio con una bella via di misto!
Anche il secondo tiro comincia con qualche passaggio tra roccia e misto non banale ma divertente. Sopra la pendenza diminuisce ma la neve marmorea rende perfetta anche questa lunghezza di corda. Con il terzo tiro, prima in verticale e poi in traverso verso destra, raggiungiamo la base di un diedro appoggiato, solcato nel mezzo da una rigola di neve pressata e ghiaccio. Non vedo l’ora che Andrea mi raggiunga in sosta per salire questo tiro che sembra bellissimo!
Bastano pochi metri per capire che questo tiro, in queste condizioni, è un tiro da antologia. Difficoltà costanti senza essere esasperanti ed un’ottima neve pressa rendono la salita veloce e divertente. Poco importa se la parte alta è difficilmente proteggibile: con queste condizioni non occorrono molte protezioni! Un piccolo trasferimento, una breve goulotte quasi verticale e un altro piccolo pendio mi portano alla fine del tiro.
Attrezzo l’ennesima sosta su friend (in via si trova attrezzata solo la prima sosta, realizzata su due chiodi uniti da cordino di calata) e recupero Andrea. La roccia solida e ricca di fessure ben si presta all’uso di dadi e friend.
Il tiro seguente comincia anch’esso con un muretto verticale di misto molto divertente. Segue poi una goulotte con dei passi più verticali e con il superamento di un masso incastrato.
La salita procede veloce e sicura, regalando soddisfazione e divertimento. Di tanto in tanto, lungo le attese in sosta, mi fermo ad ammirare il paesaggio attorno a noi, semplicemente fantastico.
Il tiro seguente, dopo un breve tratto di trasferimento, prosegue per un diedro-camino obliquo verso destra. Anche qui le difficoltà sono costanti sull’M4/M4+ e regalano una scalata di pura soddisfazione. Arrivo ad una crestina e su un grosso spuntone attrezzo la sosta. Recupero Andrea, che si diverte non poco a scalare questo tiro.
Le varie relazioni che ho consultato suddividono la salita in nove tiri. Noi fino ad ora ne abbiamo fatti sei. I conti non mi tornano, anche perchè sopra di noi vedo il sole che illumina le rocce, segno che ormai siamo vicini all’uscita. Non ho ben capito di preciso dove siamo. Di sicuro sono molto curioso di sapere se la cresta illuminata dal sole che ho sopra la testa è la cresta finale del Monte Nero di Presanella oppure se è una crestina intermedia, che nasconde un altro pezzo di parete. Parto galvanizzato dalla bella salita che stiamo facendo, ma anche incuriosito di vedere cosa c’è oltre quella cresta.
Dopo un breve traverso verso destra, seguo una goulotte in verticale. Un breve movimento verso sinistra mi impegna un attimo, ma il passaggio è perfettamente assicurabile. Continuo lungo uno sottile nastro di ghiaccio e qualche passaggio su roccia, mai difficile ma sempre divertente. Ormai il sole è pochi metri sopra la mia testa. Davanti a me ho però una parete di roccia verticale, completamente senza neve e con delle fessure superficiali. Mi ci vogliono un paio di tentativi per capire bene la sequenza dei movimenti per venire a capo di questo passaggio. Un bel friend rosso piazzato in una fessura assicura il passaggio. Finalmente le mie piccozze agganciano le rocce della cresta. Ora mi basta alzare i piedi per poter guardare dove sono!
Con estremo stupore capisco che siamo già sulla cresta finale, a pochi metri dalla forcella che ci permetterà di scendere.
Il sole mi scalda le ossa mentre recupero Andrea nell’ultimo tiro. Estasiato continuo a guardare lo spettacolo che ho attorno.
Con un po’ di fatica in più rispetto al resto della via (questo è sicuramente il tratto chiave della via, a mio parere), anche Andrea mi raggiunge in sosta. È fatta! Clean Climb è ora sotto le punte dei nostri ramponi! Ci godiamo la bellissima giornata di sole e lo sguardo può spaziare liberamente a 360°.
In fondo, ormai verso la cima del Monte Nero di Presanella, scorgiamo due persone che arrampicano. Chissà se sono Francesco e Santi!
La discesa dal Monte Nero di Presanella
Dopo esserci rifocillati riprendiamo la concentrazione ed iniziamo la discesa. Con un breve tiro di trasferimento in direzione della forcella che ci separa dalla cima principale del Monte Nero di Presanella raggiungiamo una sosta per la calata in doppia.
Due doppie ci bastano per raggiungere la base del canalone che sfocia sulla forcella alla nostra destra. Il terreno appoggiato e con molti sassi mobili richiede però una certa prudenza. La scarsità di neve fa sì che sia molto facile smuovere dei sassi e facciamo le cose senza troppa fretta. Al termine delle doppie riponiamo in zaino il materiale e ci avviamo verso il rifugio Segantini.
Siamo estremamente soddisfatti della giornata, abbiamo scalato una bellissima via di arrampicata su misto in modo fluido e veloce e ci siamo divertiti un sacco.
Il rientro dal rifugio Segantini al rifugio Nanbrone
Arrivati al rifugio ricomponiamo gli zaino (la mattina avevamo lasciato qua le cose che non ci sarebbero servite durante la giornata) ed aspettiamo i nostri amici. Loro, più furbi di noi, erano saliti con la macchina fino a malga Amola e confidiamo di avere un passaggio per toglierci la ripida discesa che dalla Malga Amola ci porterà alla nostra macchina parcheggiata al rifugio Nambrone.
Aspettiamo un pochino, ma non accennano ad arrivare. La loro salita è stata più difficile e su terreno incognito. È normale che ci abbiano messo più tempo! Velocemente scendiamo alla malga Amola e per un ripido sentiero perdiamo velocemente quota fino alla macchina. La raggiungiamo che ormai è buio, decisamente stanchi da tutta la discesa fatta ma estremamente soddisfatti.
Dopo pochi minuti ci affiancano i nostri amici. Giusto il tempo di salutarli e fargli i nostri complimenti per la loro via nuova! Appena ci saranno ancora ottime condizioni andrò sicuramente a ripeterla!
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