Ormai è dicembre e la voglia di togliere la ruggine da picozze e ramponi è forte: siamo alle porte di una nuova stagione invernale e i sogni del cassetto sono sempre tanti.Le idee di certo non mancano, ma vanno fatte collimare con le condizioni delle pareti. Quando vedo le buone condizioni della via Vazzoler al Cimon di Palantina, i miei occhi si illuminano: ho frequentato per moltissimi anni l’Alpago, vero e proprio regno per lo scialpinismo a due passi da casa. Negli ultimi anni però la frequentazione è stata assai minore, anche a causa della scarsità della neve a quote così basse. Mi piace un sacco l’idea di tornaren questi posti salendo questa via!
malga Pian de le Lastre – attacco
Conosco pressochè a memoria il sentiero 923 che da malga Pian de le Lastre conduce al rifugio Semenza.
Oggi siamo stati particolarmente fortunati perchè la scarsità di neve ci permette di arrivare in macchina a malga Pian de Lastre. Durante gli inverni “normali” il tratto di strada da malga Pian Grant a qui è chiusa, costringendo ad una camminata supplementare di circa una ventina di minuti. L’avvicinamento alla parete scorre via veloce prima attraverso un bellissimo bosco di faggi (fino ad arrivare alla baracca Mognol o baracca degli Alpini) e poi un secondo tratto più ripido fino ad arrivare il Sasso della Madonna. Qui abbandoniamo il sentiero estivo e cominciamo ad attraversare in quota sotto la parete nord-ovest del Cimon di Palantina. La poca neve è ben ghiacciata, agevolando decisamente la progressione. Con queste condizioni raggiungiamo l’attacco molto velocemente.
La via Vazzoler al Cimon di Palantina
L’attacco si trova appena a sinistra di un evidente camino. Parto per il primo tiro, che all’inizio presenta subito una sezione di misto un po’ delicata, dove trovo anche un insperato spit. Piazzo un buon friend e comincio a spostarmi verso leggermente verso sinistra, aiutandomi con delle toppe di erba.
Arrivo quindi ad una macchia di neve e comincio a risalirla. Questa sezione di tiro non è molto proteggibile ma con calma arrivo in sosta, dove recupero Andrea. Il secondo tiro percorre un lungo traverso verso destra, fino alla base di un vago canale. Le difficoltà non sono elevate e alla fine riesco a costruire una solida sosta. Quando Andrea mi raggiunge riparto per il terzo tiro. La partenze è lungo un ripido canale appena accennato. Qui la neve scarseggia decisamente, ma l’erba presente consente di progredire tranquillamente, eccezione fatta per le possibilità di proteggersi. A parte un’iniziale diffidenza della tenuta delle piccozze e dei ramponi sulle toppe d’erba, mi accorgo che alla fine non è per nulla male questo tipo di progressione! Anzi, mi sto proprio divertendo!
Nella parte alta del tiro ritrovo la neve e dopo una ripida strettoia, la salita procede sui 60°. Qui la neve è bella dura e compatta e mi diverto come un matto a salire questo tiro. Alla fine, questo si rileverà il tiro più divertente! Arriviamo così nel grande pendio a metà parete, che seguiamo fino al suo punto più alto. Per ora le condizioni non sono state proprio ottime: la neve era abbastanza scarsa, ma comunque compatta. Da qui in poi comunque la parete è più innevata e ci dovrebbe agevolare la progressione. Riparto per un altro tiro divertente, appena a destra di un grande diedro. Nella parte bassa la neve è proprio ottima! Nella parte alta del tiro supero una piccola cresta. Le condizioni cambiano e la neve dura ha lasciato spazio ad una neve inconsistente. Perdo un po’ di tempo per cercare un posto dove fare una buona sosta. Scavando tra la neve trovo una buona fessura, e recupero Andrea. Siamo ormai arrivati al settimo tiro.
Con questo dovrei arrivare sotto il grande muro roccioso che sostiene la vetta e che aggireremo con un lungo traverso verso destra. Fino a qua abbiamo trovato pochissimo materiale in parete: uno spit lungo il primo tiro, due chiodi sulla sosta del primo tiro e nulla più. Sono contento di partire questo tiro perchè alla sosta successiva troverò due chiodi ed un dado. “Un lusso!” penso tra me e me. Come tutti gli altri tiri, anche questo è lungo una cinquantina di metri. La prima parte è abbastanza verticale, per poi diventare un pendio sui 60/70°. Purtroppo la neve fresca che ricopre la parete rende la progressione decisamente aleatoria. Con qualche sbuffo arrivo comunque alla fascia rocciosa, desideroso di trovare la sosta. Perdo un bel po’ di tempo a cercarla, senza alcun risultato. Percorro più volte avanti ed indietro la base della fascia rocciosa ma dei due chiodi neanche l’ombra. Il tiro successivo, seppur non difficile, sarà comunque delicato a causa della neve inconsistente. Impiego un po’ di tempo per cercare la migliore posizione per creare una solida sosta. Quanto Andrea mi raggiunge riparto per l’ottavo tiro. Traverso praticamente per sessanta metri, fino a raggiungere una insellatura. Un breve passo in discesa a metà tiro mi fa penare, sempre a causa della neve inconsistente.
Ormai mancano due tiri alla fine. Con un altro tiro parzialmente in traverso entro nel canale sospeso che ci porterà direttamente in vetta. Anche qui un delicato traverso mi farà sudare freddo. Per fortuna che la roccia è meno compatta e riesco a piazzare un paio di friend. Fino a qui la salita è stata bella continua nelle sue difficoltà. Tutti i tiri hanno sempre riservato dei passaggi impegnativi. La neve non molto compatta, la difficoltà di piazzare protezioni e la scarsità di chiodi in loco ha fatto il resto. Insomma, ci siamo proprio divertiti fino ad ora!
Mi sporgo leggermente dalla nicchia nella quale ho costruito l’ultima sosta. Tra il cielo e me c’è un canale lungo una trentina di metri, neanche troppo difficile. Anche la neve è cambiata: in questo ultimo tratto è decisamente più compatta, e la progressione è più sicura e divertente. Man mano che salgo il canale mi accorgo però che la cima non è dove immaginavo: dalla sosta non vedevo l’ultima fascia rocciosa! Quando ci arrivo sotto cerco un posto per fare sosta, ma questa volta senza fortuna. Qui proprio non c’è una minima possibilità! Sono costretto a proseguire.
Attacco un altro canale molto vago. Anche se mancano una trentina di metri per arrivare in vetta, qui la morfologia è abbastanza complessa e non capisco bene dove devo andare. Come prima cosa, punto ad una specie di fessura sopra di me. Almeno lì un friend dovrei riuscire a piazzarlo! Per fortuna anche qui l’occhio non mi tradisce, e mi proteggo. Riparto salendo un ripido muro verso destra. Un sottile strato di ghiaccio ricopre la roccia e rende la progressione è molto delicata. Ormai la sosta è lontana e Andrea non riesce a vedermi. Non ho alternative se non quella di salire. Spero solo che le corde siano abbastanza lunghe per arrivare fino alla cresta. Alla mia destra intuisco un vago canale: spero solo che lì dentro la neve sia buona! Il friend che ho piazzato è ormai bello basso e non c’è la minima possibilità di piazzare altre protezioni. Con dei movimenti molto delicati riesco a raggiungerlo. Qui le difficoltà tecniche calano un pochino, basta solo stare rilassati. Metro dopo metro guadagno quota e la cresta è ormai a pochi metri da me. Con un ultimo passaggio verticale rimonto la cornice. I caldi raggi del sole mi colpiscono in pieno la faccia. Che magnifica sensazione!
Con un corpo morto costruisco una solida sosta per recuperare Andrea. Questo ultimo tiro non è per nulla semplice! Anzi, nelle condizioni in cui lo abbiamo trovato noi è il tiro sicuramente il più tecnico ed aleatorio, decisamente molto bello!
Quando Andrea mi raggiunge sono ormai le quattro di pomeriggio ed il sole si sta preparando per tramontare dietro il Cansiglio. L’atmosfera è calma e rilassata e noi siamo felicissimi.
Per la discesa seguiamo la via normale, che è anche il percorso utilizzato dagli scialpinisti. Qui la sorte vuole che ci sia neve dura. “Magari ci fosse stata questa neve durante la salita” penso tra me e me. “Pazienza, vorrà dire che almeno in poco tempo saremo alla macchina!” Il buio ci raggiunge durante la strada del ritorno, ma ormai poco ci importa. Ora ci attende solo un ottimo panino con pastin e formaggio all’osteria al Fogher di Spert. Se non ci siete mai andati, andateci. Non ve ne pentirete!
Ciao Giovanni, complimenti per la vostra salita, avevo sentito parlare che eri stato appena dopo Betetto, e alcuni giorni dopo di te sono stato su anch’io. È vero, condizioni non proprio al top🙄 ne ho viste di migliori sicuramente ma credo che anche per voi sia stata una bella sorpresa trovare da spicozzare in ambiente ad inizio stagione! Se tornano le condizioni top x le salite più belle della parete tieni occhi e connessione aperti, Ritorno al Futuro a detta di gente insaziabile è una figata e quelle dure sono esperienze sicuramente uniche, ci terrei tanto che venissero ripetute. L’unica cosa che mi rattrista è sentire dal tuo racconto che hai trovato uno spit😔 non sono un integralista ma credo che l’avventura debba avere i suoi spazi, sono convinto che concorderai! Buona stagione lavorativa di guida e a presto! Barry
Ciao Barry, sono contento che tu abbia letto il mio racconto! Anche a me ha sorpreso molto trovare lo spit e non nego che l’ho pure usato, ma convengo con te che l’avventura debba avere i suoi spazi! A parer mio, poi, trovo poco corretto aggiungere spit su vie già esistenti e dove altri sono passati senza usarli (visto che c’è la possibilità di utilizzare alti tipi di protezioni). Non escludo però che sia uno spit di un’altra via (?).
Non vedo l’ora di ripetere le altre tue vie, sperando che tornino in buone condizioni! Anzi, visto che conosci quella zona molto meglio di me, ti chiederò ogni tanto se mi aggiorni sulle condizioni. Questo tipo di salite mi piace molto, come l’idea di trovare l’avventura a pochi passi da casa!